Prima dell’avvento dell’energia elettrica, la neve caduta sulle montagne costituiva un’importante risorsa, sia per la conservazione degli alimenti che per la preparazione di granite e gelati.
Sull’Etna anfratti, fosse naturali e grotte vulcaniche erano, sovente, utilizzate proprio per raccogliere e conservare il più a lungo possibile la neve.
Queste cavità insieme a quelle appositamente costruite dall’uomo per tale scopo, venivano chiamate “neviere”. Con il termine “nivaroli” si indicavano invece coloro che per mestiere svolgevano le operazioni necessarie per la raccolta, la conservazione e il trasporto della neve.
Tramite opportuni accorgimenti i nivaroli, dopo aver raccolto la neve all’interno delle cavità, provvedevano a compattarla, con i piedi e battendola con le pale fino a renderla solida.
In estate, la neve ghiacciata veniva divisa in blocchi e trasportata verso le città.
Per il trasporto, i blocchi di ghiaccio venivano prima ricoperti di felci e foglie di castagno, in seguito avvolti in sacchi per meglio proteggerli dal caldo e permettendone il carico sui muli e sui carretti.
A quei tempi, la neve dell’Etna non solo raggiungeva le città vicine, ma veniva anche imbarcata sulle navi per essere venduta in altre parti d’Italia e perfino a Malta!