L’anfiteatro romano di Siracusa, durante l’età imperiale, fu uno degli esempi più rappresentativi dell’architettura romana in Sicilia.
Di questa grandiosa struttura ovale, scavata per la maggior parte nella roccia della collina di Acradina, rimangono soltanto l’arena (la parte centrale della struttura dove si svolgevano gli spettacoli) e una parte della càvea, (l’insieme delle gradinate in muratura dove prendevano posto gli spettatori).
L’edificio presentava due ingressi, uno rivolto a nord, e l’altro, quello principale, posto a sud in corrispondenza di un grande arco onorario di età augustea, di cui è sopravvissuto il basamento. Superato l’ingresso, un lungo corridoio immetteva nella grande arena. Il centro dell’anfiteatro era costituito da un’area pianeggiante di forma ellittica, coperta di sabbia, chiamata arena.
Attorno ad essa si innalzava la
càvea
. Queste gradinate erano, di solito, divise in settori, in modo che spettatori di censo e categoria sociale diversi non fossero mescolati.
Le gradinate, in origine, erano ricoperte da lastre in marmo posate per prevenire il deterioramento della roccia. Ne sono visibili ancora alcune che riportano in incisi i nomi di alcuni tra gli spettatori più illustri. In uno dei due estremi del diametro minore dell’edificio, era situato il pulvinar, una tribuna riservata alle autorità.
L’arena, circondata e chiusa da un alto podio, conserva ancora oggi una camera sotterranea che, coperta da un impianto ligneo, serviva per celare le macchine utilizzate durante gli spettacoli.
Un corridoio sotterraneo ben conservato, girava intorno allo spazio centrale e si apriva grazie a otto passaggi dai quali si presentavano al pubblico i gladiatori, i lottatori e le fiere.
Nell’anfiteatro si tenevano infatti una molteplicità di spettacoli, dai combattimenti gladiatori, alle venationes, fino alle famose battaglie navali, chiamate
Naumachie
.