Le mura dionigiane sono una cinta muraria costruita tra il 402 a.C. e il 397 a.C. per volere del tiranno Dionìsio I, con lo scopo di fortificare il pianoro dell’Epipoli di Siracusa.
Le mura cingevano completamente l’antica città, seguendo una curiosa forma a triangolo isoscele, la cui base era la costa siracusana, e il vertice era un punto chiamato Euryalos, ovvero “chiodo”.
Dionigi, raffinato stratega, aveva intuito la vulnerabilità della città aretusea, la cui posizione geografica si prestava ad attacchi improvvisi dai nemici sia da terra che da mare. Inoltre, il pianòro, sopraelevato rispetto alla città, rappresentava un pericolo alla luce della costante minaccia cartaginese.
La strategia difensiva del tiranno prevedeva, dunque, l’opera di ingegneria bellica più imponente costruita a Siracusa in epoca greca: una cinta muraria lunga 27 chilometri, dotata di massicce torri che servivano come punti di osservazione.
Nel punto più debole, l’Eurialo, fu dedicato il massimo impegno nella fortificazione, grazie alla costruzione di un mastodontico castello. Questa impresa architettonica fu ampiamente documentata da
Diodòro Siculo
che riportò l’impegno e la rapidità delle maestranze nel realizzare l’opera nella massima segretezza e nel più breve tempo possibile. Dalle Latomìe vennero estratti cinque milioni di tonnellate di blocchi di calcare per la realizzazione delle poderose mura.
La cinta fortificata comprendeva numerose porte e passaggi segreti che consentivano nascondigli ed agguati, mentre grandi porte permettevano l’accesso alla città. L’esempio delle mura siracusane fu ineguagliato nell’antichità ed è paragonabile soltanto alle lunghe mura ateniesi di Temìstocle e alle mura aureliane a Roma. La cinta muraria è oggi testimoniata soltanto dal letto di fondazione, mentre resti dell’alzato sono sopravvissuti soltanto in prossimità del castello.