Siracusa, nel cuore del Mediterraneo, svolse un ruolo primario come centro culturale nell’antichità.
In questo contesto geoculturale si inserisce anche la presenza delle comunità ebraiche che per tutto il primo millennio, in seguito alla diaspora, si concentrarono nell’Italia insulare, fino alla
cacciata
del 1492 da parte dei sovrani cattolici.
Una nuvola di oblio si è per lungo tempo addensata sulla vita degli ebrei in Sicilia, tanto spessa che le giudècche, le sinagoghe, i cimiteri, gli arredi sacri, i libri, appartenuti ad alcune delle più antiche comunità della diaspora, sembravano essere stati spazzati via dall’inclemenza della storia.
Il compito di investigare per ritrovare echi e tracce della lontana permanenza ebraica è stato affidato ai rinvenimenti archeologici e alle ricerche nella documentazione d’archivio.
La presenza ebraica a Siracusa è attestata con certezza a partire dal IV-V secolo d.C., grazie a numerose testimonianze archeologiche, ma alcuni studiosi hanno ipotizzato che già precedentemente la città fosse abitata da ebrei, considerata anche la particolare posizione della città, posta lungo la rotta marittima e commerciale che collegava l’Asia minore a Roma.
Nell’età di Gregorio Magno e per tutto il Medioevo gli ebrei a Siracusa non erano solo possessori di terre o affittuari nelle proprietà della chiesa, ma erano soprattutto artigiani e commercianti.
Tra le attività artigianali, le più diffuse erano quelle della tessitura della seta, della tintura delle stoffe e della concia delle pelli.