Nella tradizione greca, i sacrifici cruenti avevano inizio con un corteo guidato da una vergine con un cesto contenente dei pani, dei chicchi di cereali e il “coltello sacrificale”.
I sacrifici erano scanditi dall’alternanza di momenti di musica, silenzio e invocazioni.
Il flauto dava vitalità al rito e ne accompagnava alcuni momenti.
Nell’atto sacrificale la musica contribuiva a sottolineare la solennità della cerimonia, in questo modo, i partecipanti erano più predisposti al sentimento religioso e all’azione sacra.
Dopo le preghiere e il lancio dei chicchi di cereali, la vittima veniva uccisa, dopodiché la musica cessava e le donne presenti alzavano un grido.
Durante il sacrificio era fondamentale la figura del cuoco: il mageiros.
Egli ricopriva la funzione del macellaio e del sacrificatore. Il suo lavoro riguardava il commercio della carne, l’uccisione della vittima e la preparazione degli alimenti.
Di questi tre ruoli, quello del cuoco era indubbiamente il più familiare: il mageiros accendeva il fuoco, apparecchiava la tavola, impastava la focaccia, condiva il pasto con le spezie locali e tagliava la carne sulla tavola sacrificale.
La cucina non doveva, inoltre, essere confusa con la caccia: non potevano essere offerti agli dei animali selvaggi, si sacrificavano e si consumavano soltanto animali domestici.
I profumi, ritenuti di origine divina, erano essenziali nella celebrazione del culto.
La nascita, il matrimonio, la morte erano sempre accompagnati da fumigazioni e unzioni profumate dalle virtù purificatrici. I profumi assumevano un ruolo essenziale anche nei funerali, perché favorivano il passaggio nell’aldilà.
I defunti erano avvolti in lenzuola profumate o sepolti con preziosi recipienti e piante odorose. Anche durante i sacrifici, le essenze permeavano l’atmosfera dei luoghi e assumevano una grande importanza: dopo le offerte di animali, si bruciavano sull’altare resine naturali dalle note accese, come la mirra e l’incenso.
Il poeta greco Esìodo, nel suo poema mitologico La Teogonìa, parlava proprio degli “altari odorosi”.