Nella zona a ovest del foro e degli edifici pubblici, sono stati rinvenuti – la maggior parte nella seconda metà del ‘900 – i resti di tre isolati di un quartiere di Agrigentum, probabilmente ricalcati sullo schema
ippodameo
di epoca classica.
Gli scavi hanno rivelato un chiaro piano regolatore impostato su quattro assi: i cardines, larghi circa 5 metri, e tre decumani, le vie principali con un’ampiezza di 7 metri.
La maglia di strade creava tre isolati a loro volta lunghi 295 metri e larghi 35 metri, che ospitavano 27 domus divise da strette intercapedini chiamate
ambitus
.
Le case risalgono al II-I secolo a.C. ma presentano delle importanti modifiche strutturali intorno al II-III secolo d.C. quando, in piena età imperiale, vennero rimaneggiate con vari ampliamenti (non è raro trovare alcune abitazioni create dalla fusione di vecchie case contigue) e, soprattutto, vennero arricchite con
pavimenti a mosaico
e pitture parietali raffiguranti motivi geometrici, vegetali o zoomorfi: le abitazioni private erano il mezzo principale attraverso cui gli antichi romani ostentavano il lusso in cui vivevano, era quindi uso comune adornarle nel miglior modo possibile.
Gli ambienti domestici delle case si disponevano, solitamente, attorno ad un cortile ad atrio talvolta adornato con un peristìlio, un portico di colonne a fusto liscio o scanalato, al cui interno non era raro trovare fontane o giardini ricchi di vegetazione. In diversi edifici, inoltre, sono stati portati alla luce spazi dedicati alla produzione e al commercio, mentre in un caso è stata rinvenuta parte di un impianto termale.