Nelle tragedie romane, i càntica erano le parti in cui il dialogo veniva accompagnato dai suoni dell’orchestra; in origine si alternavano ai dialoghi, ma durante l’Impero il gusto delle masse che iniziavano a frequentare il teatro si impose sempre più, determinando il taglio dei dialoghi a favore della polifonìa dei suoni in accompagnamento alle parole.
I càntica più famosi erano conosciuti e tramandati di generazione in generazione e quando trombettieri, citaristi, suonatori di cembalo, flauto e fisarmonica accompagnavano con i loro strumenti la voce dell’attore in scena, il pubblico veniva trascinato in un vortice di suoni dal punto più basso dell’orchestra fino alle ultime file di sedili nelle gradinate.
Per fare in modo che tutti gli spettatori identificassero correttamente il ruolo di ogni personaggio in scena, i colori degli abiti indossati dagli attori seguivano dei canoni ben definiti: rossi per i poveri, purpurei per i ricchi, gialli per le cortigiane, bianchi per gli anziani e colorati per i giovani.
La maschera, poi, ne indicava il sesso: bianca quella femminile, bruna quella maschile.