Il percorso rituale in onore delle
divinità ctonie
iniziava nel primo terrazzo, quello a ridosso della porta V. I devoti si trovavano nelle sale di accoglienza e riunione, di cui sono state trovate rilevanti tracce archeologiche, e con le offerte iniziavano le visite ai tempietti.
Grazie a un’iscrizione rinvenuta su un frammento di un vaso, è possibile stabilire che un tempio fosse dedicato a Kore, figlia di Demetra.
Proprio fuori dalla
Porta V
, addossate alle mura della città, c’erano diverse botteghe di ceramisti akragantini che fabbricavano piccole
statuette in terracotta
; in questo modo i fedeli avevano la possibilità di acquistare gli
ex voto
direttamente in prossimità del santuario. Tra canti e profumi d’incenso, la processione si spostava, in seguito, sul secondo terrazzo del Santuario.
Le
vittime sacrificali
, spesso scelte tra capre o pecore, venivano agghindate con ghirlande e nastri e condotte in processione verso il luogo del sacrificio.
Il corteo era formato da una fanciulla, a cui veniva affidato il compito di portare il coltello, dai sacerdoti che compivano il sacrificio e dai suonatori di flauto che, con i loro strumenti, davano ritmo alla marcia.
Una volta giunta davanti all’altare, la vittima veniva spruzzata d’acqua e sacrificata.
Le sue carni erano poi cucinate e divise tra i fedeli.
Con canti e danze, l’itinerario continuava sul terrazzo dei Donàri: qui, ex-voto come vasi, lucerne e statuette in terracotta venivano offerti alle dee e poi riposti all’interno di buche scavate nel terreno.