Nell’area intorno al Tempio di Asclépio sono stati rinvenuti i resti di due portici, una fontana, delle cisterne per l’acqua e diversi edifici: questo dimostra che il santuario era meta di molti pellegrini, che vi giungevano sperando nella guarigione.
Quando i pellegrini arrivavano, potevano lasciare i cavalli e i muli in un’apposita area all’esterno e poi rinfrescarsi e abbeverarsi in una fontana di acqua purissima, di cui sono state rinvenute le tracce archeologiche. Per chiedere la guarigione da una malattia, era necessario donare ad Asclépio una moneta riponendola all’interno di una cassettina con un coperchio adornato da un
serpente
di bronzo con la bocca spalancata. In questo contenitore i pellegrini inserivano la loro offerta dopo la quale proseguivano il loro cammino verso il santuario portando, spesso con sé animali da sacrificare, focacce con miele o
ex voto
da donare alla divinità; gli ex voto potevano essere acquistati anche all’interno del Santuario, nelle botteghe che li producevano. Gli scavi archeologici ne hanno rinvenuti diversi a forma di pane e melagrana, considerata un frutto magico.
I più numerosi, però, erano quelli che riproducevano diverse parti del corpo, come le gambe, i piedi o le braccia, che i pellegrini donavano al dio Asclépio perché li guarisse in quel punto specifico.
La guarigione avveniva per mano di sacerdoti che vivevano nel santuario.
Questi erano grandi conoscitori della scienza medica, in grado di effettuare difficili operazioni chirurgiche facendole credere come opera del Dio.
Gli scavi hanno riportato alla luce gli strumenti da loro utilizzati come aghi per cucire le ferite e coltelli da usare, al contrario, come
bisturi
chirurgici. Quando arrivava la notte, i malati potevano cenare e riposare in appositi spazi dietro il santuario e, mentre dormivano, speravano di sognare la loro guarigione.