Nel 409 a.C. le truppe di Cartagine sbarcarono in Sicilia comandate da
Annibale
e Imilcóne.
Gli agrigentini, impegnati soprattutto nel commercio e nell’agricoltura, mancavano di spirito militare; nel 406 a.C., quando l’offensiva dei cartaginesi si rivolse verso Agrigento, capirono di non avere scampo e abbandonarono la città assediata, nonostante le mura si reggessero ancora in piedi.
I fuggitivi arrivarono a Gela e si trapiantarono a Leontini. Nel frattempo i cartaginesi, entrati nella città, la distrussero brutalmente demolendo le mura e senza risparmiare nemmeno le necròpoli.
Alla fine, fu appiccato un terribile incendio che coinvolse l’abitato e gli edifici sacri.
Il bottino che gli invasori raccolsero ad Agrigento fu ingente: in quell’epoca, Akragas veniva descritta come lussuosa e colorata ed era la più ricca di tutte le città greche di Sicilia, non solo per i metalli preziosi ma anche per le opere d’arte che ne affollavano le strade.
Fu così che ebbe inizio il tramonto della bellezza: ci vollero diverse decine di anni prima che
Timoleonte
iniziasse a ricostruirla e ripopolarla ma, nonostante i suoi sforzi, non tornò mai all’antico splendore di Akragas.