Dopo anni di studi e ricerche e dopo vari interventi di restauro, succedutisi nel tempo in modo disorganico, prese il via negli anni 80 del secolo scorso il primo intervento completo e congruo in ragione delle necessità conservative del Monumento.
Il progetto, sviluppato e poi diretto dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo, ha interessato tutto il corpo principale del duomo dalle torri alle navate.
Sono stati realizzati interventi conservativi nelle murature esterne, in tutti gli ambiti interni delle tre navate e nelle coperture, sia per il tetto centrale che per le due coperture laterali.
Particolare cura è stata dedicata alle tavole dipinte a la loro conservazione in situ, creando una camera d’aria per garantire la ventilazione del tetto e l’ottimale stato di conservazione del legno.
L’interno delle navate è stato restaurato, con un recupero formale della finitura dei muri laterali, riorganizzando gli spazi con il riposizionamento di alcuni monumenti, ritrovati in condizioni non congrue con il contesto.
In quella fase si è avviata la prima parte di progetto per le nuove vetrate e la ricognizione di tutti gli elementi erratici dell’antico ambone normanno, in vista di un progetto organico per il suo recupero storico e documentario.
Il cantiere aperto nel Duomo diede vita, in quel periodo, ad una straordinaria ed unica esperienza che fece rivivere il clima di una antica fabbrica medievale.
Si costituì così un gruppo di lavoro composto da ingegneri, architetti, geologi, artigiani e capi mastro, cui si affiancarono artisti e teologi con l’obiettivo di interrogare il Monumento ed ascoltare le sue esigenze per garantirne la corretta conservazione.
Un clima di effervescente creatività, alla ricerca delle soluzioni tecnologiche più adatte, al contempo immersi e guidati nella lettura memorabile e liturgica dei luoghi che faceva riemergere dal passato elementi e tasselli che, come un grande gioco di incastro, ricomponevano la storia interrotta di questo superbo tempio.
Seguirono a questo altri due importanti interventi, tra la fine del ‘900 e i primi anni duemila, che hanno riguardato la zona del transetto e delle absidi, il primo, e il restauro del chiostro il secondo.
Intervento questo, delicato e complesso, per il recupero della spazialità dell’antico impianto ormai compromessa, da incendi e poco attenti interventi precedenti.