Il poeta latino Cicerone fu particolarmente impressionato da questo luogo tenebroso, che descrisse, nella V orazione della sua opera Le Verrine, come una prigione di pietra senza possibilità di uscita, un luogo profondo e chiuso in se stesso:
«Tutti voi avete sentito parlare, e la maggior parte conosce direttamente, le Latomìe di Siracusa. Opera grandiosa, magnifica, dei re e dei tiranni, scavata interamente nella roccia ad opera di molti operai, fino a una straordinaria profondità. Non esiste né si può immaginare nulla di così chiuso da ogni parte e sicuro contro ogni tentativo di evasione: se si richiede un luogo pubblico di carcerazione, si ordina di condurre i prigionieri in queste Latomìe anche dalle altre città della Sicilia».