Le gare circensi avevano come protagonisti i carri, trainati da quattro cavalli, e condotti, dagli aurighi. La corsa delle quadrighe era tra le competizioni più diffuse nel mondo romano e prevedeva una preparazione accurata degli equipaggi.
La scena è ben visibile nel mosaico pavimentale nell’abside settentrionale della sala biabsidata della Villa del Casale, che rappresenta il Circo Massimo, dove sono raffigurati due aurighi che si preparano alla gara, affiancati da servitori, che porgono loro gli strumenti per la competizione: un leggero elmo e una frusta.
La corsa, con la protezione delle principali divinità dell’Urbe raffigurate da edifici sacri, individuabili a nord dell’ambiente, aveva inizio dai carceres, dodici cancelli da cui partivano le quadrighe, nel mosaico presenti in numero minore.
Gli equipaggi erano suddivisi in quattro squadre, caratterizzate da altrettanti colori: rossa, bianca, verde, azzurra.
La competizione, dai ritmi vorticosi, già all’apertura dei cancelli, era preceduta dal getto di un panno, la mappa, da parte del magistrato finanziatore della gara, l’editor spectaculorum, situato nel palco a lui destinato, sopra i carceres.
Il conteggio dei giri, attorno alla spina, in cui avvenivano scontri spettacolari, era effettuato da giudici attraverso, sette simboliche uova, che si abbassavano ad ogni giro di pista.
L’arrivo al traguardo del carro vincitore veniva annunciato da un trombettiere, accompagnato dall’autorità incaricata a distribuire i premi: la corona di rito e la ricompensa in denaro.