Sopra il soglio reale si erge maestoso Cristo Pantocratore in trono tra i santi Pietro e Paolo.
L’iconografia della rappresentazione è politica, dal momento che Cristo in trono con i due Santi, sembrano legittimare il potere temporale dei sovrani che presiedevano alle celebrazioni dal soglio vescovile in opus sectile. San Pietro e San Paolo, così come i due arcangeli Michele e Gabriele, rivolgono il loro sguardo verso Cristo Pantocratore, maestoso e ieratico.
Il Pantocratore, dal greco dominatore di tutte le cose, con la mano destra benedice i fedeli: le due dita arcuate simboleggiano la doppia natura di Cristo, quella divina e quella terrena, mentre le altre tre, unite, sono allegoria della Trinità. Questa posa della mano veniva utilizzata anche in epoca antica dagli imperatori romani quando chiedevano il silenzio.
Con la mano sinistra tiene saldo il Vangelo qui effigiato come un volume chiuso. Solitamente invece il Vangelo è aperto ed è leggibile, sia in greco che in latino, la frase “Io sono la luce del mondo, chi mi segue non vivrà nelle tenebre”. Il Cristo Pantocratore, con lo sguardo severo ma benevolo, si presenta coronato di un nimbo crociato a ricordare il suo sacrificio, ha i capelli lunghi e fluenti e l’incarnato roseo. Il Cristo Pantocratore è l’onnipotente, il Re dei Re, ha l’abito dorato simbolo della divinità e il manto blu simbolo dell’umanità.