Lo storico siceliota Diodòro Siculo, raccontò nella sua monumentale opera, la Bibliotheca historica, che il tiranno Dionìsio, per via delle sue inclinazioni poetiche, soleva invitare a corte alcuni esperti in materia affinché commentassero i suoi componimenti.
Il poeta Filòsseno, quando fu interpellato, ammise senza timori che le poesie del tiranno erano mediocri.
Dionìsio, profondamente offeso, ordinò ai servi di condurlo nelle Latomìe.
Si narra inoltre che, durante la sua prigionia, Filòsseno compose la sua opera più celebre, Il Ciclope.
L’opera rievoca il celebre mostro nemico di Odisseo, introducendo un nuovo personaggio nella vicenda: la ninfa Galatea, di cui il ciclope s’innamora perdutamente.