Gli specchi ustòri, insieme ad altre sorprendenti macchine belliche, sarebbero stati utilizzati da Archimede durante l’assedio di Siracusa da parte dei Romani.
Gli unici riferimenti espliciti sugli specchi ustòri si ritrovano nell’opera perduta dello storico latino Dione Càssio, giunta ai nostri giorni attraverso i compendi e le sintesi di due cronisti medievali.
Lo specchio presentava una forma esagonale ed era formato da numerosi piccoli specchi elementari.
Lo strumento era mosso da gruppi di quattro o sei persone ed era movimentato da corde e pulegge che permettevano di puntare la parte centrale verso i raggi solari e indirizzarli verso le navi nemiche, causando un incendio che poteva facilmente propagarsi.