Il suo nome deriva da Monemvasia, una città greca del Peloponneso meridionale.
Secondo altre versioni, il termine deriverebbe invece da Malta, dove originariamente nacque la produzione di questo vino.
I romani trasportavano la Malvasìa in anfore fino alla capitale: gli imperatori ne andavano ghiotti.
Nel Medioevo la Malvasìa si diffuse in Inghilterra, e ben presto in tutta Europa. La Malvasìa è un vitigno e, insieme al Moscato, uno dei più antichi.
Nella versione eoliana, in particolare di Salina, dal vitigno si ottiene un buon vino ambrato dal sapore dolce.
La Malvasìa delle Lipari DOC, il cui 95% della produzione è incentrato proprio a Salina, è un vino dolce, che deriva dall’appassimento degli acini. Una volta fatta la vendemmia, l’uva di malvasìa viene messa su delle “cannizze” e fatta appassire per 1 o 2 settimane sotto il sole.
In questo modo, l’acino perde la maggior parte della sua acqua ed aumenta il residuo zuccherino.
L’uva viene quindi pigiata e messa a fermentare. Il risultato è un vino dolce, ma fresco e non stucchevole, dal colore ambrato e dalla gradazione alcolica tra 13° e 15°.
La Malvasìa si beve fresca quindi il consiglio è di tenerla in frigorifero prima di servirla.
In cucina, questo vino viene utilizzato al naturale, accompagnato al dessert, ma anche declinato in modo creativo, ad esempio abbinato ai calamari farciti.