Particolarmente significativo è il ritrovamento dei resti del tempio ionico al di sotto di Palazzo Vermexio, vicino al Duomo di Ortigia. La sua particolarità risiede nel fatto di essere l’unico edificio conosciuto, in Occidente, ispirato ad un modello greco-orientale.
Le indagini eseguite sui resti del tempio (le pietre di fondazione e pochi significativi elementi dell’alzato) hanno consentito di datare il suo cantiere ad un’epoca compresa fra la fine del VI e l’inizio del V secolo a.C.
Questo elegante santuario viene identificato con l’Arthemìsion, menzionato da Cicerone fra i più notevoli santuari di Ortigia, dedicato proprio alla dea Artèmide.
Il grande tempio presentava sei colonne sul fronte principale e sedici sui lati lunghi, come rappresentato in una ricostruzione plastica esposta presso il Museo Archeologico di Siracusa. Le colonne, di cui sono rimaste alcune parti, erano alte più di quindici metri e presentavano una base molto particolare e rara, di tipo sàmio: un basamento composto da spira (l’insieme delle modanature che compongono la parte inferiore di una base della colonna) e toro (modanatura a profilo semicircolare convesso, che forma un grosso anello, se usato alla base della colonna; o una fascia a rilievo all’interno delle decorazioni delle cornici) scanalati.
Questa caratteristica ha fatto ipotizzare l’esistenza a Siracusa di un’officina specializzata nella quale, forse, lavoravano alcuni maestri e artigiani samii che, fuggiti dalla propria patria a causa dell’occupazione persiana, trovarono ospitalità presso l’aristocrazia terriera di Siracusa. Grazie ad essa, fu a loro commissionata la costruzione monumentale.