Le eruzioni vulcaniche si dividono in due tipologie principali: effusive, dove si ha la fuoriuscita e scorrimento di lava, ed esplosive, dove la lava viene frammentata dall’esplosione delle bolle contenute al suo interno.
Le eruzioni esplosive, a loro volta, sono suddivise in 5-6 tipologie principali in funzione della loro energia, del volume di prodotti piroclastici emessi e della distanza dal centro eruttivo da essi percorsa.
In presenza di attività effusiva dominante, si hanno sia le eruzioni di tipo hawaiano, tipiche dell’arcipelago delle Hawaii, che di tipo islandese.
Esse sono caratterizzate principalmente da effusione di colate di lava e da bassa esplosività, con bombe e lapilli che non vanno al di là di 2 chilometri dal centro eruttivo.
Nel caso delle eruzioni di tipo islandese non si ha un vulcano vero e proprio, ma la presenza di una fessura eruttiva, lunga anche diverse decine di chilometri.
In presenza di eruzioni sia effusive che esplosive, ma con prevalenza delle prime, si parla di eruzioni di tipo stromboliano, tipica dell’isola di Stromboli, in cui i prodotti dell’attività esplosiva non si disperdono per oltre 10 chilometri dal punto di emissione.
In presenza di attività mista effusivo ed esplosiva, ma con prevalenza di quest’ultima, si hanno le eruzioni di tipo vulcaniano (luogo tipo è l’isola di Vulcano) a bassa esplosività e minore dispersione dei prodotti piroclastici (< 20 chilometri), e le eruzioni di tipo Pliniano, ad elevatissima esplosività e dispersione dei prodotti piroclastici ad oltre 20 km dal punto di emissione.
Le eruzioni di tipo Peléano sono altamente esplosive, con la formazione di nubi ardenti che scendono lungo i fianchi del vulcano.