Il sacrificio cruento rappresentava il fulcro della maggior parte dei rituali religiosi nella cultura greca. Nella pratica collettiva della città, esso era da un lato uno strumento di comunicazione con il divino e, dall’altro, un momento di coesione sociale e di solidarietà tra i cittadini.
Il sacrificio consisteva nello sgozzamento rituale di uno o più animali, di cui una parte era offerta agli dei, mentre il resto veniva mangiato dai partecipanti.
Di fatto, senza i princìpi di questo sacrificio, all’uomo greco non era permesso di mangiare la carne degli animali senza correre il rischio di cadere a sua volta nella «animalità».
Le vittime impiegate potevano variare, dalla capra, al maiale o all’agnello, incluso il gallo, l’offerta più modesta, fino al bue, l’animale del sacrificio più prestigioso.