Era il 6 maggio del 1787 quando lo scrittore tedesco salì sull’Etna, o meglio, sui Monti Rossi che si formarono a seguito dell’eruzione laterale del 1669.
Il suo giro della Sicilia, quel Grand Tour che tanti intellettuali del centro Europa, soprattutto francesi e tedeschi, consideravano come tappa obbligata di un percorso di formazione, era ormai prossimo alla conclusione.
Da lì si sarebbe recato a Messina e poi a Napoli in traghetto per iniziare un percorso di risalita del Bel Paese che raccontò quasi 30 anni dopo, con la pubblicazione del suo diario, “Il viaggio in Italia”.
«… la mattina per tempo ci siam messi in cammino e rivolgendoci sempre a guardare indietro, dall’alto dei nostri muli, abbiam raggiunto la zona delle lave non ancora domate dal tempo. Blocchi e lastre frastagliate ci presentavano le loro masse irrigidite, attraverso le quali le nostre cavalcature si aprivano a caso un sentiero. Giunti alla prima vetta d’una certa importanza, abbiamo fatto sosta. Il Kniep ha riprodotto con grande esattezza ciò che si presentava innanzi a noi dalla parte della montagna: le masse di lava in primo piano, le vette gemelle dei Monti Rossi a sinistra, e di rimpetto a noi la selva di Nicolosi, sopra la quale si ergeva il cono dell’Etna ricoperto di neve e leggermente fumante…Avevo sott’occhio tutta la distesa della spiaggia da Messina a Siracusa, con le sue insenature e i suoi golfi, ora completamente libera, ora un po’ nascosta da qualche scoglio sulla riva…». Goethe, Viaggio in Italia, 1816