I processi che portano alla formazione di un’isola, nella sua configurazione finale, sono abbastanza complessi. Essi sono il frutto di un continuo “costruire”, alternato però a lunghi periodi di quiescenza dell’attività vulcanica, anche nell’ordine delle decine di migliaia di anni.
Durante questi momenti di pausa di espansione dell’isola vulcanica (stasi), agiscono processi che possono essere considerati come “distruttivi”.
Si tratta di fenomeni erosivi da parte dei principali agenti atmosferici, quali mare e vento.
L’erosione marina in presenza di forti pendii è in grado di creare delle vere e proprie piattaforme a bassissima pendenza: il mare, infatti, erode pian piano sempre alla stessa altezza, scavando un “solco di battente” e rendendo instabile tutto quello che c’è sopra, fino al punto di farlo crollare.
Il risultato finale è l’arretramento della scarpata in modo parallelo (che non cambia il proprio profilo), e la formazione di una piattaforma alla sua base.
Nella figura si può osservare come queste piattaforme si siano formate nella parte occidentale e settentrionale di ciascuna isola. Questo è accaduto perché i venti e i mari dominanti alle Eolie, ossia quelli più frequenti e a maggiore energia, sono quelli di Tramontana provenienti da nord, quelli di Maestrale da nord ovest e di Ponente da ovest.
Per queste ragioni tutti i porti principali in ogni isola sono sul lato orientale, che è quello protetto dai venti occidentali grazie alla montagna.