Le sorgenti termali dell’isola di Lipari sono ricordate da scrittori di età greca e romana (Aristotele, Diodoro, Strabone, Ateneo, Plinio) ed erano così famose che una delle terme minori di Roma portava il nome di Eolia. “Dicono che a Lipari sia una cavità da cui fuoriesce un’esalazione calda, dove, se si pone una pentola riempiendola di ciò che si vuole, è possibile cucinare” (Aristotele, De mirabilibus auscultationibus 34).
È molto probabile che le citazioni letterarie si riferiscano alla sorgente termale di
San Calogero
, sul versante occidentale dell’isola, la cui struttura originaria a pseudo-cupola trova confronti con le
tombe a thòlos
della Grecia di età micenea, databili tra il XVI e il XIV secolo a.C. come ad esempio il ben noto “Tesoro di Atreo”.
All’interno della stufa di San Calogero è stata trovata ceramica preistorica dell’età del Bronzo diffusa alle Eolie in un’epoca in cui i rapporti commerciali ed economici tra le isole Eolie e il mondo miceneo erano già consolidati. L’edificio non venne costruito proprio sulla sorgente calda che si trovava più a monte, verso Est, ma a qualche decina di metri di distanza, così l’acqua veniva convogliata dentro la stufa attraverso dei canali di trasporto. Si tratta del più antico edificio termale esistente e tale è rimasta la sua destinazione attraverso l’età greca, romana e bizantina e fino all’Ottocento attraverso varie ristrutturazioni e rifacimenti.
L’acqua sgorgante dalle terme di San Calogero ha una temperatura che varia tra i 34° e i 40°C.
Tali valori sono attribuibili a un classico fenomeno di tipo idrotermale, tipico delle aree vulcaniche, che dimostra fattivamente come anche il sistema magmatico di Lipari non possa essere considerato estinto. Anzi, il fatto che l’ultima eruzione sull’isola risalga a “soli” 800 anni fa, unita a questa attività idro-termale (diffusa lungo tutta la costa nord-occidentale dell’isola), dimostra come a Lipari ci sia un sistema vulcanico quiescente, ma attivo.