Filicudi

Storie di mare e naufragi. I relitti delle Isole Eolie

Le isole Eolie, grazie alla loro posizione geografica, hanno avuto sin dalla preistoria, un ruolo notevole nelle rotte commerciali che interessavano ad ampio raggio il Mediterraneo da Oriente ad Occidente, attraverso lo stretto di Messina, e l’area del Tirreno. Le navi che nell’antichità frequentavano questi mari, collegavano la penisola italiana ed il mondo greco alla Sicilia, alla Spagna e all’Africa.
Esse trasportavano carichi di ceramiche e di anfore per vino, olio e grano.
Le isole Eolie costituivano favorevoli punti di sosta e, talvolta, di rifornimento e scambio delle risorse locali, come lo zolfo e l’allume di Vulcano, la pomice di Lipari, il garum di Salina.
I fondali delle isole Eolie costituiscono un vero e proprio cimitero sommerso di navi. La maggior parte dei relitti eoliani, di cui ne sono stati identificati una ventina, appartiene a navi che, con alcune eccezioni, non avevano le Eolie come tappa o destinazione.
Tali Navi, erano state sorprese presso le isole da fortunali improvvisi e, nel tentativo di cercare riparo, si erano infrante contro scogli appena affioranti presso le secche di Capo Graziano a Filicudi, di Capistello e del Bagno a Lipari, ed il gruppo di scogli delle Formiche a Panarea.
I relitti coprono un periodo molto ampio che va dagli inizi dell’età del Bronzo, ovvero dal 2000 a.C. fino al XVII secolo d.C. Nella sezione di archeologia subacquea del Museo è possibile ammirare le anfore e le ceramiche di produzione campana dal relitto della secca di Capistello di Lipari del IV secolo a.C. individuato a grande profondità (da 60 a 90 metri, fino a 120 metri).
Una parte delle anfore conservava ancora il tappo di sughero e recava bolli impressi con nomi greci.
Dal relitto A di Filicudi del II secolo a.C. – tra i relitti scoperti alle Eolie proviene il maggior quantitativo di materiale; da questo reperto provengono le anfore da vino collocate al centro della sala del Museo, quasi a suggerire l’originaria collocazione dentro la stiva della nave.
Sempre dalla secca di Capo Graziano di Filicudi provengono le anfore, le ceramiche ed il louterion relative al relitto F datato alla prima metà del III secolo a.C. Un altro importante relitto, denominato Relitto Alberti dal nome dello scopritore, è stato individuato a Panarea non lontano dagli scogli delle Formiche. Il carico della nave si trovava sparso fino ad una profondità di circa 50 metri e ha restituito circa 150 anfore risalenti alla metà del I secolo d.C. Da Vulcano, sui fondali di Punta Luccia, presso la costa orientale, proviene il carico di 25 anfore ed il ceppo di un’ancora in piombo di una nave tardo-repubblicana del I secolo a.C.
Da Vulcano proviene anche il carico del Relitto di Punta Crapazza datato tra il IV e il V secolo d.C.: la nave trasportava un carico singolare, costituito da lingotti di stagno provenienti dalla Spagna, zolle di solfuro di arsenico (realgar) usato come colorante e noccioline.

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