Il XVII secolo è stato un periodo molto travagliato per le popolazioni collocate alle pendici dell’Etna. Nel 1607 è iniziata, infatti, una fase eruttiva molto intensa per l’Etna, in cui vi è stata l’emissione di colate laviche con volumi estremamente alti ed
insoliti
(3km3 in meno di cento anni, circa il triplo di un tasso di emissione normale per l’Etna).
Durante il corso di questo secolo, gli eventi eruttivi non sono stati moltissimi, ma si sono distinti anche per la loro lunga durata. Le eruzioni principali sono avvenute nel 1607-10, 1614-24, 1634-38, 1646-47, 1651-53, 1669 e 1689. Come se non fossero, di per sé bastati i volumi elevati e l’estensione nel tempo, quasi tutte queste eruzioni sono state di tipo laterale, provenienti non dai crateri sommitali, ma lungo fratture radiali, rispetto a essi, a quote comprese tra 2400 e 900 metri.
Tra queste la più importante, conosciuta e ricordata dalle popolazioni locali è stata l’eruzione del 1669. Di questa eruzione abbiamo testimonianze quasi dirette grazie ai racconti raccolti da
Sartorius Von Waltershausen
. L’eruzione cominciò a metà marzo 1669, con l’apertura di una frattura che dai crateri sommitali si è propagata in pochissimi giorni verso il paese di Nicolosi. Qui ebbe inizio l’attività stromboliana, con la formazione degli attuali Monti Rossi, accompagnata da altissimi volumi di lava emessa dalla loro base. In pochi mesi la lava, che già partiva da bassa quota (circa 1000 metri) raggiunse la città di Catania, coprendo quasi metà della città e arrivando fino al mare. Si tratta della colata lavica più lunga, circa 17 chilometri emessa dall’Etna durante gli ultimi 15.000 anni.
Per completare il secolo in bellezza, bisogna anche ricordare il devastante terremoto di magnitudo 7.4 del 1693, che rase completamente al suolo Catania e buona parte della Sicilia Orientale.