Palermo in età islamica e poi normanna era circondata da numerosi parchi e giardini, organizzati intorno a palazzi, monasteri e splendide residenze, sia invernali che estive.
In queste rigogliose distese verdi, anche grazie all’utilizzo di nuovi impianti di irrigazione di matrice araba, furono introdotti alberi, fiori e piante come cedri, limoni, arance, gelsomini. I giardini, sicuramente di derivazione persiana, si trovavano lontani dal centro urbano ed erano luoghi privilegiati per lo svago dei sovrani. Una interessante testimonianza è riportata nel
Liber ad honorem Augusti
di
Pietro da Eboli
, databile intorno al 1197, dove, in una pregevole miniatura raffigurante il parco del
Genoardo
si notano anche piante e animali esotici.Il Genoardo, che era uno dei parchi più importanti e ampi, nel periodo di Guglielmo II, si estendeva dalla città di Palermo, verso oriente, nella valle del
fiume Oreto
, fino a sud dove confinava con l’
Altofonte
.
Il nome deriva dall’arabo Jannat al-ard, Giardino o Paradiso della Terra, e occupava tutta la parte occidentale della fertile piana di Palermo, quella che in epoca moderna verrà chiamata
Conca d’Oro
. Il parco viene descritto come un luogo di piaceri, ricco di suoni, profumi e colori, come i riyad persiani, grazie alla presenza di agrumeti, frutteti irrigati da acque perenni, fontane, sorgenti, vasche d’acqua circondate da palme e numerose specie di animali.
All’interno del Genoardo, vicino alle acque sorgive e posti a relativa distanza, c’erano dimore, palazzi e padiglioni: la
Cuba
, la Zisa, la
Cuba Soprana
, la
Cubula
, o piccola cuba, il
Menani
e lo
Scibene
. Nel Parco del Genoardo ricade anche quello di
Maredolce
, nella campagna meridionale della piana di Palermo, costituito da Ruggero II e denominato anche Parco Vecchio. All’interno ospita il
castello della Favara
, dove fu costruito un lago artificiale, con al centro un’isola, per lo svago della pesca invernale.
Il Genoardo era via privilegiata di comunicazione con Monreale e con altri parchi regali tra cui il Parco Nuovo, oggi Altofonte, voluto da Ruggero II come riserva di caccia, sito in una posizione privilegiata, tra la Conca d’Oro e il golfo di Palermo. In questo luogo, nel 1153, il primo re di Sicilia fece edificare anche un
palazzo
, come residenza estiva, che, ancora oggi, è in parte visibile insieme alla piccola
cappella
dedicata all’Arcangelo Michele.
Dell’antico edificio, attualmente, rimangono soltanto tre arcate, la planimetria originale era composta da una serie di ambienti disposti intorno un cortile porticati con archetti a ogiva.
Il parco, invece, secondo le fonti antiche, era popolato di daini, caprioli, cinghiali per la caccia, ombreggiato da alberi e ricco di sorgenti d’acqua.