Destino comune, alla maggior parte delle chiese romaniche, fu quello di essere state trasformate nei secoli successivi, secondo il gusto del tempo. Alcune furono profondamente modificate e altre decorate con composizioni aggiunte, senza comunque alterarne i caratteri originari.
Analoga sorte toccò alla cattedrale di Palermo che fu oggetto di numerosi e svariati interventi di trasformazione, restauro e abbellimento a partire dal XV secolo fino ai primi anni del Settecento. Tali opere non cambiarono le caratteristiche strutturali della fabbrica e si limitarono a inserire ulteriori spazi per il clero e per il culto, sagrestie e
cappelle
laterali dedicate ai santi venerati in città. Le murature interne furono abbellite con decorazioni affrescate e stucchi con festoni e ghirlande alla “
maniera barocca
”, e altre opere artistiche.
Nella seconda metà del XVIII secolo, le condizioni generali della fabbrica si presentavano malandate e necessitavano di urgenti interventi. Fu così che il l’
Arcivescovo Filangeri
con il Capitolo della cattedrale formulò una supplica al Re, regnate
Ferdinando IV di Borbone
, perché intervenisse “a ridare decoro e dignità alla madre chiesa della Città”.