Accolto l’appello del Clero, venne incaricato l’architetto regio
Ferdinando Fuga
, di predisporre un grande progetto di “restaurazione” della cattedrale di Palermo. Progetto poi attuato nei lavori dal 1781 al 1801, dagli architetti
Carlo Chenchi e Venanzio Giuseppe Marvuglia
e, in parte, variato rispetto alle soluzioni iniziali.
L’intervento interessò tutta la cattedrale con una poderosa trasformazione, sia negli ambiti interni che esterni; di grande impatto fu l’inserimento del grande braccio attraverso: il
transetto
, al cui incrocio con la navata fu inserito il maestoso tamburo con la cupola, elemento che denotò in modo particolare la configurazione esterna della chiesa.
L’interno dell’aula venne così profondamente modificato, con un’operazione di ingegneria, certamente ardita per il tempo. Fu, infatti, operato lo smontaggio dell’intera copertura, riposizionata più in alto, per l’innalzamento dei muri della navata centrale di oltre due metri, in modo da potere creare una grande
volta a botte
a tutto sesto, di imperante gusto neoclassico, a copertura della
navata centrale
, in continuità con il nuovo cappellone del coro, oltre il transetto.
Tutta la decorazione interna fu connotata con intonaci e stucchi, tipici del tardo 700 con una coloritura chiara sui toni del grigio-azzurro e bianco.
Furono modificati gli originali
archi a sesto acuto
e inseriti
archi a tutto sesto
, sorretti da grandi piloni, costruiti in sostituzione del precedente
sistema tetrastilo
con le colonne di granito egizio, dapprima eliminate e, in seguito ad una corale protesta popolare, ricollocate a ridosso dei nuovi pilastri.