La cattedrale di Palermo si distingueva per essere la chiesa di maggiori dimensioni in lunghezza, rispetto alle altre coeve in Sicilia, con riferimento alle fabbriche del
duomo di Cefalù, Catania e Messina
. È probabile che questa particolarità sia dovuta al fatto che la cattedrale “normanna” venne adattata sulla preesistente grande
moschea Gami
di Palermo, mentre le altre chiese furono edificate “ab fundamentis”. L’ingresso, alla cattedrale Gualteriana, per tutto il XII secolo e parte del XIII, avveniva dal fronte meridionale, probabilmente in corrispondenza di un preesistente vano di accesso sottoportico, definito anche
Loggia o Tocco
.Il prospetto principale o “canonico” ad occidente, lasciato incompiuto, cominciò a definirsi nella seconda metà del XIII secolo e poi, intorno al 1350, con la realizzazione del
grande portale marmoreo
, strombato a ghiere incassate, alla “maniera” del
tardo romanico
. L’aula era composta secondo la tripartizione canonica, divisa dalle arcate che delimitavano la navata maggiore dalle laterali. Il suo aspetto doveva apparire molto elegante e slanciato. La parte centrale si elevava sulle laterali con alti muri su dieci archeggiature, per lato, a sesto acuto sorrette da ventidue gruppi di colonne di granito egizio, descritte dagli storici come
colonne Tebane
con
capitelli Tuscolani
, utilizzando il
sistema tetrastilo
.
Sistema poi ricalcato, in epoca rinascimentale, da
Giorgio di Faccio
, per la costruzione della chiesa di
San Giorgio dei Genovesi
nel quartiere della “
loggia dei mercanti
” a Palermo.
La zona centrale era illuminata da grandi monofore, inquadrate nel piano murario con una partitura alternata di vuoti e di pieni ripresi, sulla facciata esterna, da una serie di monofore cieche definite ad archi con ghiere incassate e incorniciate da colonnine di marmo e porfido.