La Cattedrale di Palermo fu progettata come
ecclesia munita
, sistema già concepito per il
Duomo di Cefalù
e per la coeva costruzione di
Monreale
, creando una serie di passaggi, all’interno delle murature e nelle parti sommitali, come camminamenti di ronda, protetti da una serie di merlature, poste a coronamento del sacro edificio.Nella zona del
Presbiterio
, tali passaggi vennero aperti verso l’interno della chiesa, con un loggiato colonnato, costruito con rocchi di cotto, con capitelli gigliati, ricoperto da un intonaco dipinto, con i colori che connotano l’area sacra del
Santuario
: il rosso porfido che si richiama alla regalità e alla natura divina e il verde bluastro del serpentino che si riferisce alla natura umana, secondo i canoni della tradizione bizantina. L’interno della chiesa era trattato con una
finitura a pietra rasa
e con scialbi di calce; le indagini eseguite, durante gli ultimi restauri, hanno confermato che non era prevista alcuna decorazione musiva alle pareti. Il pavimento riprendeva i classici schemi decorativi del periodo, composto da lastre marmoree intarsiate con mosaici, a disegno geometrico, del tipo “
cosmatesco
”. Parte residua della originaria pavimentazione è oggi visibile nella zona presbiterale dell’attuale coro.
La finitura esterna, dell’intero edificio, risentiva della temperie culturale del tempo, con riferimenti alla decorazione islamica, con paramenti murari ricoperti da intonaco a stucco bianco e inserti cromatici in rosso e blu scuro.
Si ritrova una costante, presente in tutta l’architettura normanna dell’Italia meridionale, composta dall’
ornamento a tarsia lavica
con disegni geometrici, simboli e raffigurazioni floreali.
Questa tecnica, che non si ritrova nel Duomo di Cefalù, venne invece, ampiamente impiegata per l’ornamento delle
absidi
della Cattedrale di Palermo e del Duomo di Monreale.