Ancora fino ai nostri giorni, chi osserva la Cattedrale di Cefalù, ha la percezione di graduali trasformazioni architettoniche che il tempo ha forgiato, rispetto al primigenio cantiere ruggeriano, a differenza della pianta dell’edificio che rimase quasi certamente invariata.
Essa evidenzia un sottile dialogo con gli
edifici normanni di Mazara e Mileto
costruiti mezzo secolo prima e voluti dal
Gran Conte Ruggero
. Entrambi i sovrani guardarono, inoltre, a
schemi planimetrici benedettini-cluniacensi
, riconducibili a Cluny II, (950 – 975), la cui influenza aveva attraversato l’intera Europa, dalla Normandia fino a giungere nel meridione d’Italia.
La storia ci tramanda attraverso documenti, i rapporti intercorsi tra
Ruggero II
con l’abate
Suger di Saint Denis
e
Pietro di Cluny
, per la prima fase costruttiva della basilica riconducibile alla fondazione nel 1131. Da questo anno il cantiere si estese in quattro periodi, attraverso i secoli.
Dal 1131 al 1145, il sovrano fondatore della sua dimora, la Basilica-Cattedrale, mirò a riorganizzare le diocesi siciliane dotando Cefalù di un vescovo.
Dal 1145, anno della morte del re, nella Basilica – Mausoleo vennero inseriti due sarcofagi in porfido per la sua sepoltura e, al contempo, la fabbrica già avviata, in precedenza, venne abbellita dall’inserimento dei mosaici.Tra il 1154 e il 1170 continuarono i lavori per un completamento non raggiunto, ulteriormente aggravato dalla speranza, ormai fievole, di accogliere in Basilica le spoglie del sovrano.
Dall’episcopato di
Arduino II
, ebbe inizio nel 1223 l’ultima fase, fino alla consacrazione definitiva del Tempio avvenuta nel 1267, in concomitanza con quella di Monreale.
A quella data la Cattedrale non rispecchiava il disegno ambizioso del suo fondatore; ancora oggi resta un’opera incompiuta e ridimensionata dal progetto ruggeriano, a partire dalle altezze ribassate, dalle differenti volumetrie, senza dimenticare le interruzioni delle membrature architettoniche esterne.
Dall’impianto planimetrico dell’edificio risalta una equilibrata sintesi volumetrica tesa a sottolineare il continuo dialogo tra interno ed esterno, metafora del rapporto tra spazio visibile ed ultraterreno.
La costruzione degli alzati della Cattedrale, attraverso l’utilizzo di masse statiche semplici, a partire dalla parte orientale verso occidente, descrive, come in una narrazione, la commistione di una sperimentazione architettonica siciliana coniugata ad esperienze multiple provenienti dall’esterno.
Grazie a questo connubio, la tarda età normanna di Sicilia fu caratterizzata in architettura da una sintesi tra interiorità atmosferica e rinnovati stilemi linguistici.