Ancora oggi non è noto il nome di colui che diede forma al progetto, ma è certa l’opera del maestro fiorentino
Pietro Bacchiotta
e dello scultore palermitano
Marco Antonio d’Aprile
, che abbellirono questo spazio di forma oblunga e rettangolare e intervennero, fin dal 1590, nel rifacimento dei pavimenti delle
navate
laterali del Duomo.
Come un prezioso scrigno racchiuso tra due ambienti preesistenti, la cappella rapisce lo sguardo di chi entra, attraverso un asse longitudinale, che sottolinea la sua doppia funzione: la prima, visibile nella parete orientale che ospita il
sepolcro
dedicato al fondatore, la seconda di
reliquiario
dedicato all’omonimo santo, venerato nell’
altare
con
ciborio
, posto longitudinalmente sulla parete opposta, dietro al quale è situato un quadro ad olio di
Antonio Novelli
.
L’attenzione per la simmetria si svela anche nella decorazione del pavimento, ornato da
due grandi iscrizioni
leggibili dall’ovale centrale e disposte in modo speculare.
Lo stesso
soffitto
con
volta a botte
, non si sottrae a regole prospettiche, individuabili già a partire dall’entrata da cui si scorgono
tre affreschi ovali
, due dei quali leggibili dal centro della cappella, che fanno da contraltare all’unico disposto trasversalmente riservato allo stemma del Torres e accompagnato dal suo motto. L’architettura oggi visibile non è quella originale ma deriva da alcuni
rifacimenti architettonici
avvenuti tra il 1946 e il 1948.
Dalla cappella di S. Castrense si accede al piccolo vano che contiene la Cappella del S.S. Sacramento.