Anche la cerimonia della salutatio, indica l’atto del salutare e, per estensione, la visita o visita di omaggio. Nella sua accezione più semplice rappresenta il saluto mattutino che riceveva il dominus o il pater familias, da parte dei clientes, questi ultimi rappresentavano genericamente tutte le persone di rango inferiore, che esercitavano una forma di riverenza nei confronti del loro protettore. Spesso la salutatio, proferita con la semplice frase Ave o Ave dominus, era esercitata dai clientes per ottenere la benevolenza del signore, con l’elargizione di un piccolo dono in denaro o in cibo, la sportula.
I clientes si recavano, di buon mattino, presso la domus o la villa del dominus, per porgere la salutatio, in segno di referente ossequio e atto di obbedienza e sottomissione.
Esistevano poi altre forme di saluto e di omaggio più solenni, anche accompagnate dall’utilizzo di ramoscelli di alloro, che erano rivolte a personaggi illustri come il nostro committente, a cui è destinata la scena.
Ma l’allusione ad un’altra ricorrenza ha destato l’attenzione degli studiosi, che non escludono il riferimento ad una votorum noncupatio pro salute imperatoris, ancora in uso nel IV sec d.C., un’ annuale e solenne offerta votiva con preghiere per la salute dell’imperatore celebrata nei primi tre giorni dell’anno ed inserita nelle celebrazioni del Capodanno.
Il collegamento con l’ingresso della residenza tardoantica che, metaforicamente, si ricollega all’inizio del nuovo anno, i ramoscelli di alloro che venivano distribuiti per la ricorrenza come dono augurale e l’usanza di donare dittici, ben rientrano nel contesto di questo rito che costituiva il fitto calendario di anniversari imperiali.