Seduti sulla pietra e cullati dal dolce gocciolio dell’acqua, può sembrare di udire le risa soffocate delle donne mentre, durante un bagno purificatore, danno il benvenuto ad una giovinetta diventata donna.
Si può immaginare di ascoltare le chiacchiere degli uomini, durante la purificazione nel corso di alcune festività e, poco distanti, anche le voci festose che accompagnano una sposa al bagno rituale prima delle nozze.
La Kasherùt (che in ebraico vuol dire letteralmente: conformità) indica, nell’accezione comune, l’idoneità di un cibo a essere consumato secondo le regole alimentari della religione ebraica stabilite nella Torah.
Il cibo che risponde ai requisiti di kasherùt è definito kashèr.
La Torah (il Pentatèuco) classifica gli animali che possono essere mangiati e spiega anche come debbano essere macellati. Tra i quadrupedi è consentito mangiare solo i ruminanti che presentano lo zoccolo fesso e l’unghia divisa.
Esistono, inoltre, diverse norme importanti che regolano la cucina: in particolare i cibi a base di carne devono rimanere separati da quelli contenenti i latticini.
La netta divisione tra carne e latte è, infatti, alla base della cucina ebraica. I due diversi tipi di ingredienti non si possono mischiare durante la cottura, né a tavola: il pasto deve essere o a base di carne o di latte. Anche le pentole e le stoviglie usate per gli alimenti dell’uno o dell’altro genere devono essere tenute separate.
Secondo la tradizione, il motivo per cui il latte non va mescolato alla carne è che il primo è un alimento creato per dare la vita, mentre la seconda proviene da un animale morto.
Quando si imboccava la via della Giudècca, il primo profumo che aggrediva il passante era quello del pane e dei biscotti appena sfornati. La strada era colma di panifici e forni, gestiti da intere dinastie di fornai.