Passeggiando per la Neàpolis, le narici si riempiranno immediatamente del profumo intenso e pungente dell’origano, una delle piante aromatiche più diffuse nel parco.
Sul rilievo montuoso del colle Temenite cresce infatti una specie molto rara di origano detta Origanum onites.
Il nome di questa pianta deriva dalla lingua greca antica ed è costituito da due termini: “oros”, che indica il monte e “ganos”, che significa splendore e bellezza.
Studiosi e scolaresche in gita a Siracusa si soffermano, con stupore e meraviglia, in quell’antro che fu chiamato da Caravaggio: “Orecchio di Dionìsio”.
La tradizione vuole che il tiranno Dionìsio, grazie allo straordinario gioco di risonanze tra le pareti della caverna, potesse ascoltare ogni singola parola pronunciata dagli schiavi imprigionati nelle Latomìe, i quali parlavano liberamente pensando di essere da soli nella loro prigione di pietra.
Il fatto che il tiranno utilizzasse questo canale d’informazione non è certo, ma di sicuro, questa cavità serviva anche per aumentare la diffusione dei suoni del teatro greco, dove avevano luogo emozionanti rappresentazioni.
I Cordari di Siracusa svolgevano nelle Latomìe un mestiere artigianale profondamente radicato nella cultura siciliana: producevano la corda lavorando con le mani le fibre vegetali. Il lavoro del cordaio era silenzioso e ripetitivo: sempre gli stessi gesti, gli stessi passi, avanti e indietro, dall’alba al tramonto.
Il cordaio, con il pollice e l’indice dipanava, stirava e filava i filacci per formare la corda base.
Le fibre vegetali comunemente adoperate erano la canapa, il cocco e l’agave americana; quest’ultima, per natura molto ruvida, veniva impiegata per il fondo delle sedie.
Il cocco, un ammasso fibroso di peli, soffice e poroso, era utilizzato per i cavi più robusti e resistenti all’acqua. La canapa, in siciliano il “cannu”, era la fibra più pregiata ed era intensivamente coltivata nelle campagne locali.
Tra le caratteristiche più curiose della Grotta dei Cordari, risalta allo sguardo il particolare effetto creato dall’acqua piovana, che penetra dalla volta attraverso le infiltrazioni e ricopre il suolo, fino a formare un sottile lago di acque immobili e trasparenti. Talvolta le acque meteoriche, grazie alla loro particolare composizione chimica, assumono colorazioni pastello tendenti al rosa e al verde, con mille sfumature diverse. I colori si riflettono sulle pareti rocciose creando spettacolari giochi di luce, che rendono questo luogo magico e suggestivo.