I tranquilli laghetti di Pantalica sono invasi dalla profumata menta acquatica, una pianta fortemente aromatica.
Fra tutte le numerose specie di menta, questa è sicuramente quella di più antica coltivazione: già i Romani l’avevano scoperta e ne apprezzavano le qualità.
Basti pensare che, in quell’epoca, alcuni rametti di menta venivano abitualmente posti nei sacchi e negli orci delle granaglie perché l’intenso profumo disturbava i topi che, altrimenti, avrebbero attaccato i cereali destinati all’alimentazione.
Lungo i prati o fra le rocce, non è difficile imbattersi nella nepetella, un’altra pianta aromatica dall’odore forte e penetrante. Nel sortinese questa pianta viene impiegata molto in cucina, in particolare, nella preparazione di una pietanza tipica chiamata “nfigghiulata”.
“Nfigghiulata” significa “avvolta”ed è il nome di una specialità tipica del borgo di Sortino.
La pasta sfoglia viene, infatti, avvolta su se stessa, dopo essere stata farcita, ottenendo un filone molto appetitoso. Secondo la tradizione, per il condimento si utilizzano la nepetella selvatica, l’olio, l’aglio e il peperoncino.
Talvolta si aggiungono alcuni formaggi, come la ricotta, la tuma o il pecorino.
Gli ingredienti, frullati insieme, danno vita a una crema deliziosa per farcire l’impasto, prima di cuocerlo nel forno.
Nei pressi della Necròpoli Nord, si trova la Grotta dei pipistrelli, la più grande cavità naturale di Pantalica. Chi si addentra in questo luogo non ha più la guida della luce del giorno e si deve servire soltanto dell’udito: qui il silenzio è interrotto da grosse gocce d’acqua che cadono dalle stalattiti formando piccole pozzanghere sul terreno e soprattutto, dal suono dei pipistrelli, che con il loro disordinato volo imitano il fruscìo del vento.
Un viaggio alle Necròpoli Rupestri di Pantalica è come un percorso attraverso il tempo.
Ovunque il paesaggio è dominato dalla roccia calcarea in un labirinto di grotte, caverne, anfratti, canyon traforati da oltre cinquemila sepolcri.
Ancora oggi è possibile accedere all’interno della necròpoli e toccare con mano le pareti delle antiche tombe e delle abitazioni bizantine, percependo, al contatto con la pietra liscia e fredda, la complessa stratificazione della storia.