In Sicilia è rappresentata, nei mosaici pavimentali di un importante ambiente del Sito Unesco della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, una suggestiva testimonianza di quanto fosse complessa l’organizzazione degli spettacoli nell’anfiteatro romano.
L’ambulàcro (porticato posto nella parte superiore della Villa) lungo circa 60 metri, è conosciuto come il “corridoio della grande caccia”; in realtà i temi affrontati dai mosaicisti, in epoca tardoantica, non riguardano scene di uccisione, bensì di cattura e trasporto di animali feroci ed esotici, fornendoci il più esteso esempio figurativo, di questo genere, che l’antichità ci abbia tramandato.
Il racconto, a partire dalle regioni nord africane, passando per l’Italia, l’Egitto, fino ad ambientarsi, per alcuni studiosi, in India e, per altri, in Etiopia, si snoda in sette scene suddivise in tre registri (le parti in cui è suddivisa una raffigurazione): la fascia superiore è occupata da un paesaggio selvaggio o urbanizzato, quella centrale da scene di genere, con prevalenza di inseguimenti tra animali, mentre nel registro inferiore, che occupa lo spazio più ampio, prendono vita gli episodi principali di cattura e trasporto. I protagonisti delle azioni sono i militari cacciatori, i servitori, addetti alle funzioni di trasporto, e i funzionari che dirigono le operazioni.