L’elemento del fuoco, in un luogo come la Giudècca, non può che essere associato alla cottura dei cibi che erano consumati all’interno delle case ebraiche e al loro significato.
Il forno era un elemento molto importante per gli ebrei e sempre presente in una sinagoga. Esso era costruito in pietra, presentava una forma cilindrica ed era di piccole dimensioni. Nei forni veniva cotto il pane azzimo un alimento sacro, secondo la religione ebraica, caratterizzato dall’assenza di lievito nel suo impasto che viene consumato dalla comunità nei giorni di Pesach, la Pasqua ebraica.
Anche le macellerie erano molto importanti nella Giudècca, poiché gli ebrei si cibano soltanto di alimenti consentiti dalla loro religione e seguono alcune regole anche nella macellazione e nella cottura degli animali. L’insieme dei cibi che possono essere mangiati viene chiamato kashèr.
Oltre alla selezione dei cibi consentiti, anche altre norme regolano la cucina: ad esempio, i cibi a base di carne devono rimanere separati da quelli che contengono il latte.
La netta divisione tra carne e latte è infatti alla base della cucina ebraica. Secondo la tradizione, il motivo per cui il latte non va mescolato alla carne è che il primo è un alimento legato all’allattamento e simboleggia la vita, mentre il secondo proviene da un animale ucciso e simboleggia la morte.