L’Orecchio di Dionìsio, nell’antica latomìa del Paradiso, è una grotta artificiale alta circa venti metri, scavata nella roccia calcarea.
La sua profondità raggiunge i settanta metri, sviluppandosi internamente secondo la forma di una “S”, mentre le sinuose pareti convergono verso l’alto in un
arco a sesto acuto
.
Si racconta che il nome del luogo sia stato pensato da Caravaggio, il quale, quando visitò la grotta durante il suo soggiorno a Siracusa, notò la sua somiglianza con la forma di un padiglione auricolare.Il nome allude di certo anche alle straordinarie qualità acustiche della cava, che permettono di amplificare ogni minimo suono fino a sedici volte, come testimoniano anche le parole del pittore
Jean-Pierre Houël
, che nelle sue meticolose descrizioni menzionava l’eccezionale acustica di questo antro naturale, densamente frequentato anche da suonatori e musicisti che qui eseguivano le loro prove del suono, soffiandoA il corno e battendo il tamburo.
Secondo le ricostruzioni dello scrittore siceliòta Diodòro Siculo, il tiranno Dionìsio avrebbe rinchiuso, in questo spazio o nella vicina
Grotta dei Cordari
, il poeta
Filòsseno
, con l’accusa di non apprezzare le opere letterarie del tiranno.
La particolare conformazione dell’Orecchio di Dionìsio, unita alla penombra e alle sue proprietà acustiche, ha contribuito a connotare il sito da un alone di mistero.
Nel complesso della Latomìa del Paradiso si trova anche la Grotta dei Cordari, così chiamata perché utilizzata per secoli dai produttori di corde che qui trovavano un luogo di lavoro ideale, grazie all’alto tasso di umidità presente al suo interno.
La Grotta dei Cordari era famosa fin dalla più remota antichità e moltissimi viaggiatori la raffigurarono nei loro disegni e nelle loro litografie. Tra le pitture più significative dal punto di vista storico, si ricorda l’acquerello su carta di
Francesco Paolo Priolo
del 1867, nel quale la suggestiva architettura della grotta fa da sfondo alla
predica di San Paolo
.