Tra le principali aree archeologiche siciliane, Pantalica è un sito in provincia di Siracusa posto sull’altopiano dei Monti Iblei, tra i comuni di Ferla e di Sortino.
Nella prima metà del XIII secolo a.C., i centri costieri della cultura di Thapsòs abbandonarono all’improvviso tutti i villaggi della costa a causa di frequenti incursioni e dell’arrivo di nuove popolazioni dal mare (Siculi, Ausoni, Morgeti e altre popolazioni italiche).
Gli abitanti indigeni trovarono rifugio nell’entroterra, a Pantalica, una fortezza naturale delimitata a nord dal torrente Calcinara e a sud dal fiume Ànapo. Qui, nel suo verde lussureggiante, tra antiche abitazioni e celle funerarie, la leggenda si confonde con la storia.
Secondo alcuni studiosi vi è una chiara identificazione dell’antica città di Erbesso, importante centro della Sicilia pregreca, con Pantalica, un nome che risale all’epoca bizantina o saracena.Secondo altri, essa corrisponde all’antica Hybla, un regno siculo che dal XIII all’VIII secolo a.C. si estendeva dalla valle dell’Ànapo a Siracusa.
Pantalica era probabilmente una ricca metropoli, densamente popolata. Di questa mitica città rimane soltanto l’immensa necròpoli, composta da circa cinquemila
tombe a grotticella
disposte lungo il pendio del monte, scavate ad alveolo nella roccia fino a sette piani sovrapposti. L’antica città consisteva in una serie di capanne di paglia e frasche di forma ellittica e si sviluppava intorno ad un grande palazzo, i cui resti sono giunti fino a noi: l’
Anaktoron
, probabile dimora del leggendario re Hyblon. Gli scavi archeologici, condotti da
Paolo Orsi
, hanno portato alla luce reperti risalenti a due fasi storiche differenti: un’età preistorica, sicula o prellenica, e un’età storica. Secondo il noto archeologo italiano è possibile individuare nel sito quattro necròpoli: le necròpoli nord-ovest risalenti a un periodo compreso tra il 1270 e il 1000 a.C., la necròpoli della Cavetta, le necròpoli sud e le necròpoli di Filiporto, riconducibili invece al 850 a.C.
Le tracce dell’abitato preistorico di Pantalica si interrompono bruscamente nel VIII secolo a.C. per poi ripresentarsi nel Medioevo, intorno al VI secolo d.C., nel periodo bizantino, quando le incursioni dei barbari, dei pirati e poi degli islamici nel IX secolo, costrinsero le popolazioni a cercare rifugi sicuri in questo luogo inaccessibile. Le preesistenti grotte dell’antica necròpoli furono sfruttate e ampliate, trasformate in case, eremi o chiese, come la Grotta del Crocifisso, la Chiesa di San Micidiario o quella di San Nicolocchio dove si possono ancora vedere le tracce degli antichi affreschi.