Alcuni ritrovamenti nel cuore di Ortigia hanno fornito la testimonianza degli antichi culti praticati in questa terra.
Di particolare interesse è stato un vaso greco protocorinzio, chiamato dai greci
oinochòe
, sul quale è presente la raffigurazione di una dea identificata nella figura di Artèmide.
Sorella gemella di Apollo, Artèmide era venerata come dea della caccia e della luce lunare.
Il frammento dell’oinochòe, la più antica testimonianza del culto di Artèmide a Ortigia, mostra la dea greca secondo l’iconografia della Potnia Theron, ovvero la “signora delle belve” che tiene nelle mani un cervo e un leopardo. Artèmide è stata una delle prime divinità introdotte in Sicilia e, proprio a Siracusa, si svolgeva una solenne festività in onore della dea considerata, a tutti gli effetti, protettrice della città, come una patrona dei nostri tempi.
La festa, che si svolgeva tra i mesi di marzo ed aprile, è ricordata nella storia dell’assedio di Siracusa dal console romano Marcello, per la sua connotazione di allegria e di forte partecipazione degli abitanti. L’importanza del culto di Artèmide a Siracusa sembra trovare conferma in un passo di Pìndaro che definisce l’intera isola di Ortigia come «dimora di Artèmide».
Alla dea della caccia si ricollega inoltre anche il culto tributato presso la
Fonte Aretusa
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